Il trasporto pubblico in Emilia Romagna: intervista ad Alessandro Meggiato
Andrea Boschiero intervista Alessandro Meggiato, Dirigente Servizio Trasporto Pubblico e Mobilita’ Sostenibile Regione Emilia Romagna (RER)
In questo periodo di grande difficoltà, gli obiettivi di riduzione del traffico e dell’inquinamento che la Regione si era posta per il 2030 hanno subìto dei rallentamenti o sono ancora raggiungibili?
È chiaro che in questo momento tutti i vecchi paradigmi sono andati in qualche modo scardinati. Il Piano Regionale dei Trasporti è in fase di approvazione, dopodichè chiaramente gli obiettivi che sono stati fissati sono ancora gli stessi, non mi risulta che a livello locale siano state fatte delle revisioni.
Per quanto riguarda i PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) siamo certi che le città li possano fare, hanno dei processi autonomi e devono adeguarsi agli obiettivi della pianificazione; invece le misure di regolazione del traffico sono adottate con provvedimenti locali.
Il sistema del trasporto pubblico è la nostra materia: posso dire che c’è stato un calo della domanda legato a una diminuzione della mobilità e ci sono limitazioni sulla capacità dei mezzi ma abbiamo deciso, con un’iniziativa che è stata poi seguita anche a livello nazionale, di aumentare il sistema dei trasporti pubblici dove c’è più criticità nel rapporto tra domanda e offerta. Li stiamo rafforzando, questo soprattutto nell’ora di punta e nel servizio extraurbano indirizzato agli studenti.
Questo porta un impegno di circa 16 milioni di euro durante tutto l’anno scolastico, la Regione ha contribuito con 1,6 milioni e ci permette di erogare oltre 500mila km sulla gomma su base regionale. Chiaramente il sistema poi è in continua evoluzione perché cambiano gli orari scolastici e la fruizione, ci sono tante variabili. Programmare l’attività scolastica assieme ai trasporti non è semplice.
Questo riguarda la gomma perché sul ferro c’è un servizio che ha una natura diversa, non è possibile mettere un treno davanti all’altro, sono stati fatti rinforzi nel periodo estivo per quanto riguarda l’accesso alla Romagna, alle spiagge.
Com’è cambiata l’affluenza del trasporto pubblico rispetto all’utilizzo macchina?
C’è una certa diffidenza nell’utilizzo dei mezzi pubblici. Questo ha contenuto la domanda, ma le persone che non li usano, molto spesso purtroppo viaggiano in macchina. Se il sistema non lo governiamo rischia di esserci più gente in automobile, quindi congestione, maggior inquinamento e incidenti.
Per la domanda di trasporto pubblico non siamo ai livelli pre-emergenza, c’è una domanda più bassa, c’è lo smart working, gli orari delle scuole sono ridotti, bisogna stare attenti perché ci sono comportamenti che vanno guidati. Utilizzare la mascherina su tutti i mezzi pubblici è assolutamente obbligatorio e vedo che c’è un generale rispetto.
Per quanto riguarda l’auto, per contenerla abbiamo dato 3 milioni alle città con più di 30mila abitanti perché potessero investire nelle ciclabili di emergenza, sono interventi soprattutto di segnaletica, per 1,5 milioni. Un altro milione e mezzo per incentivare all’utilizzo della bicicletta ad esempio tramite accordi con le aziende per dare incentivi chilometrici. Parliamo della mobilità casa-lavoro, quella che si sposta nell’ora di punta.
I Mobility Manager di ciascuna città, attraverso accordi con le aziende del territorio, possono favorire l’utilizzo della bici da parte dei dipendenti attraverso un incentivo di 20 centesimi al km per un totale di 50 euro al mese.
Non vogliamo mettere in competizione autobus e bicicletta, ma se le persone che non usano il bus vanno in macchina poi resteranno in macchina. Invece così ci auguriamo che, finita l’emergenza, la gente ritorni sugli autobus e che molti che vanno in auto capiscano che nelle città, dove probabilmente la distanza che percorrono è in media sui 3 chilometri, possono muoversi anche in bicicletta. Il nostro ruolo non è di normare ma solo di indirizzare. Negli ultimi anni abbiamo distribuito quasi 18 milioni di risorse ai comuni per le ciclabili.
Un’altra questione importante è l’accessibilità ai servizi di trasporto pubblico su cui stiamo lavorando. Ad esempio è già sviluppata un’app, Roger, fatta dalla regione Emilia Romagna in collaborazione con le aziende di trasporto e su questo stiamo facendo delle valutazioni per implementare l’accessibilità ai servizi di trasporto.
Parlando di traffico e inquinamento, cosa può fare la Regione per dare una spinta a un tema che si fatica a mettere al centro dell’agenda politica?
Sull’agenda politica non posso entrare, non è mio compito. Ma tutte le misure di regolazione del traffico sono guidate a livello regionale. La Regione ha una posizione di guida proprio per il fatto che siamo in una situazione climatica che storicamente ci vede poco favoriti. Abbiamo un problema strutturale di qualità dell’aria.
Se da una parte è necessario un potenziamento del servizio, l’inquinamento deriva anche del trasporto pubblico. Si è parlato tanto di rinnovo dei mezzi per ridurre l’impatto ambientale, a che punto siamo?
Siamo in una stagione di finanziamenti per il rinnovo dei mezzi che probabilmente non c’è mai stata prima. Nell’ultimo quinquennio abbiamo cambiato circa 600 autobus che sono il 20% della flotta di trasporto pubblico e nei prossimi 7-8 anni arriveremo a 1000 di cui 600 nei prossimi 2-3 anni. E chiaramente spingendo molto sui carburanti alternativi. Del diesel euro 6 non si può fare a meno perché c’è anche un problema di autonomia ma stiamo cercando di portare a una transizione verso carburanti puliti, in particolare metano, ibrido ed elettrico. Su questo interverranno anche i comuni perché il governo sta elargendo dei fondi appositi attraverso il Piano Nazionale Attività Sostenibili. Stiamo lavorando perché questi fondi siano coordinati, chiaramente non possiamo permetterci inefficienze su questo.
Per quanto riguarda i treni?
Un’altra operazione importante riguarda la flotta dei treni. È passata in un anno da un’età media di 20 anni a 0. Col nuovo Contratto di Servizio ferroviario, che è avvenuto attraverso una gara, primo caso e forse unico in Italia a non fare un affidamento diretto, è stato chiesto all’operatore di trasporto di rinnovare completamente la flotta dei treni. Questo rinnovo si è un po’ rallentato per via dell’emergenza sanitaria ma si sta completando.